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Sabato scorso, 4 ottobre, ero in chiesa, seduto in uno dei banchi, in attesa che iniziasse la Messa delle sei. Mosso da una sorta di volontà di liberazione interiore, mi sono ad un certo punto tolto le scarpe e, non indossando calzini, sono rimasto con le piante dei piedi bene in aderenza con la pietra del pavimento. Immediatamente l’intera percezione delle cose risultava chiaramente cambiata, come se il mio fare esperienza si fosse con quel gesto inscritto in una circolarità più ampia e mi pareva di essere “in contatto” anche con le cose più distanti. Era come se, così REALMENTE piantato a terra, stessi "passeggiando volando" in quel duomo antico che ammiravo intorno a me (Chiesa di Santa Maria Maddalena a Monterotondo). Poi è iniziata la messa, e la circolarità visiva è diventata circolarità d'ascolto, ancora più potente. Scalzo, notavo che la voce del sacerdote mi raggiungeva meglio, che il senso di ciò che diceva fosse più immediatamente afferrabile, e che la Parola di Dio, grazie a quella "piccola" SCELTA di nudità, mi TROVASSE FINALMENTE PRESENTE, e per questo in grado di entrare, di agire e di rallegrarmi. A quel punto, non ho avuto dubbi: sarei andato a fare la comunione, restando scalzo. E così ho fatto. Quel breve cammino, compiuto senza nessuno di quei timori che spesso condizionano il nostro agire (l'opinione altrui, lo sporco, il freddo etc. etc.) mi ha donato qualcosa che non dimenticherò mai.

Insomma, tutta un'altra Messa!

Del resto, pensateci: quanto sono belle le cose che normalmente facciamo a piedi nudi!

Innanzitutto nascere.

P.S. martedì l'ho fatto di nuovo a Santa Maria in Campitelli a Roma.

ENZO CARPENTIERI
architect  
 

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